Onorevoli Colleghi! - «Troppo giovani per la pensione, troppo anziani per il lavoro»: potrebbe essere questa, in sintesi, la situazione paradossale in cui si trovano migliaia di lavoratori nel nostro Paese. La presente proposta di legge punta ad offrire una possibilità per il reinserimento di questi soggetti espulsi ancora giovani dal mondo del lavoro.
      Per queste persone appare necessario un intervento particolare, stante proprio la difficoltà del loro reinserimento nel circuito del mercato del lavoro.
      Occorre, inoltre, segnalare un dato significativo dal punto di vista politico: mentre da più parti, ai fini del risparmio della spesa pensionistica, si intendono adottare iniziative per prolungare la vita lavorativa, è già accaduto che un'altissima percentuale dei dirigenti industriali - negli ultimi anni - sia ricorsa alla pensione d'anzianità, come risulta dai dati dell'Istituto nazionale di previdenza per i dirigenti di aziende industriali (INPDAI). In venti anni l'INPDAI è passato da un rapporto da 6 a 1 tra lavoratori e pensionati a un rapporto da 0,8 a 1. Rispetto a questo fenomeno di espulsione dalle attività lavorative in crescita così rapida e con caratteristiche preoccupanti, visto anche l'aumento dell'aspettativa media di vita (fra le più alte del mondo), è necessario ricercare una soluzione in una prospettiva a medio e a lungo termine, considerato che l'età a rischio di allontanamento dalle aziende - in particolare per le professioni della fascia medio-alta - si sta progressivamente abbassando.
      Nel frattempo, occorre riflettere e agire anche sulla condizione di quelle migliaia di ex lavoratori che si trovano privati di qualsiasi forma di reddito, dovendo attendere anni per raggiungere il diritto alla pensione.
      Si è, peraltro, coscienti che il problema della disoccupazione in età matura è oggi un aspetto inquietante in tutto il mondo occidentale. La relazione introduttiva alla

 

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Conferenza dell'Unione europea su occupazione e sistemi pensionistici, del 4 febbraio 2002, a firma di Anna Diamantopoulou, commissario europeo responsabile per l'occupazione e affari sociali, aveva già concentrato l'attenzione sulla disoccupazione in età matura e invitava gli Stati membri a un maggiore impegno nell'individuare soluzioni idonee per affrontare questa nuova emergenza sociale. Diversi studi hanno confermato questi dati: da una ricerca dell'Istituto per lo sviluppo della formazione dei lavoratori dal titolo «Prolungamento della vita attiva e politiche del lavoro», che forniva dati e analisi approfonditi sulla gravità di questo fenomeno in Europa e in Italia, a quella prodotta dall'Adecco, una delle più quotate agenzie di lavoro interinale, che affermava che un terzo dei disoccupati nella Unione europea erano cittadini in età matura.
      Si tratta, quindi, di un fenomeno che riguarda molti Paesi e che non è riconducibile solo a motivazioni legate al costo del lavoro o alla flessibilità. Un fattore determinante, all'origine di questo trend, va ricercato nella diversa organizzazione delle attività produttive, indotta da un crescente livello di automazione, che porta a sminuire il valore dell'esperienza lavorativa e dei criteri di responsabilizzazione delle risorse; né va, infine, dimenticata l'applicazione, acritica, di teorie dell'organizzazione del lavoro (young-in, old-out), importate in occidente dai modelli di sviluppo industriale del Far East e degli Stati Uniti d'America.
      Oltre a ciò, questa categoria di lavoratori si trova, dunque, fortemente penalizzata a causa dell'attuale organizzazione del mercato del lavoro italiano, che non consente loro un reinserimento nel mondo lavorativo. Il problema è soprattutto di natura generazionale, in quanto per i lavoratori ultraquarantacinquenni le prospettive di occupazione sono ridotte a causa anche degli scarsi incentivi e delle attuali tipologie contrattuali che minano costantemente la loro quota di mercato, continuando a farli soffrire di una difficile condizione di accesso e di permanenza sul mercato del lavoro.
      La presente proposta di legge intende quindi proporre soluzioni «a ventaglio», che consentano il rientro di queste persone nel mondo del lavoro, attraverso una serie di possibilità: incentivi per le assunzioni, percorsi formativi specifici, previsioni di favore per l'affidamento di appalti da parte delle pubbliche amministrazioni e benefìci per favorire la formazione di imprese individuali o societarie e cooperative, con l'estensione a questi soggetti delle norme già esistenti, come, ad esempio, quelle per le cooperative sociali.
      Il problema dei lavoratori in età matura espulsi precocemente dal lavoro e che si trovano soli ad affrontare il dramma della disoccupazione è ormai all'attenzione da anni. Il problema, poi, si pone in modo più accentuato per i lavoratori in età matura espulsi individualmente rispetto a quelli che hanno subìto la stessa sorte ma presso grandi gruppi industriali. Questi ultimi, grazie all'attenzione dei media e al loro numero ingente, sono riusciti a ottenere condizioni di uscita dal lavoro maggiormente protette. I primi, invece, sono totalmente indifesi e soggetti spesso a condizioni di uscita dal lavoro non tutelate o fortemente «concordate». Per questi si vengono a creare anche disagi per via della non riconosciuta condizione di disoccupati, che preclude l'accesso alle varie forme di protezione sociale.
      È dunque ora di compiere un primo passo: la presente proposta di legge intende fornire soluzioni - anche se parziali - alle difficoltà vissute da una parte importante del mondo del lavoro, che costituisce una risorsa dimenticata per il nostro Paese.
      Per questi motivi si augurano un esame e un'approvazione in tempi rapidi della presente proposta di legge.
 

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